martedì 16 ottobre 2012

Paralisi nel sonno: sogno o son desta?


Oggi vi parlo di una notte strana. Una notte diversa da tutte le altre notti della mia vita. Sapete quante notti ho vissuto nella mia vita? Ho fatto i conti. 12.263. Fa effetto, vero? 12.263 notti e la più strana è stata la 9.733. E ci penso ancora, mamma... me la dimenticherò mai? Forse sì. Forse ce ne saranno di più strane, che ne so. 

Quello che non dimenticherò mai, della mia sera no. 9.733, prima di tutto, sarà l'odore. Quella sensazione che non se ne va, nonostante il buio, della presenza di un intruso. L'illusione che qualcuno sia uscito dai miei sogni e abbia preso posto accanto a me. Inondando l'aria della sua presenza... come se non ce ne fosse già abbastanza. Ho chiuso gli occhi per non doverli aprire e accorgermi che era solo un pensiero, una mia nuova e straziante speranza. 

Poi i miei capelli si muovono. Pochissimo, è impercettibile.  Quasi un improbabile venticello nella mia stanza. Un venticello caldo, un respiro, un sospiro. Ecco quella sensazione di essere sfiorata da qualcosa che non è corporeo, come uno spirito che attraversa i capelli, entra in testa, ripulisce da tutto ciò che non è lui e ne esce lasciandomi solo un pensiero, una mia nuova, straziante, inconscia speranza. 

Non scorderò mai quel rumore. Quando ti muovi fra le coperte, no era più leggero... quando indossi un vestito di seta. Ancora più leggero. Come quando qualcuno accarezza un peluches. Accarezzare un peluches e distinguere due diversi modi di farlo. Crederti sola in una stanza e ascoltare due distinti respiri. Si potrebbe impazzire. Perdere il proprio respiro. Pietrificarsi all'istante. O tutte e tre le cose. Trattengo per un attimo il respiro e distinguo perfettamente un  altro respiro, che mi culla in una nuova, straziante, inconscia, vorace speranza. 

Non dimenticherò quando ho aperto gli occhi. Nel buio il nulla. Solo più tardi vedo che c'è qualcosa. I nostri corpi non si sfioravano, ma ora ero sicura che c'era. 

Aveva deciso di restare

Poi le mani sui fianchi. Io mi avvicino. Il temporale non poteva coprire i tuoni del mio cuore. Non dimenticherò il suo respiro sul mio viso e non credo proprio che dimenticherò quel pensiero, quella nuova, straziante, inconscia, vorace, meschina speranza che, per un attimo ha annullato tutto, anche lui.

Ho aperto gli occhi in una mattina fredda, ma splendida. Rendendomi conto che non era un sogno ho richiuso immediatamente gli occhi. No no no. Pensiero. Non andare via. Resta con me. Ancora un po'. Anche se farai un male cane una volta scesa da questo letto.

Altrochè se avrei pianto.

E anche questa nuova, straziante, inconscia, vorace, meschina, fottuta speranza si è spenta.